Donne Giraffa e Campo degli elefanti, si o no? – i dubbi del viaggiatore consapevole

Una volta arrivati a Chiang Mai, e dopo aver visto uno dei templi più belli della zona, gustiamo una squisita cena Kantoke con spettacoli tradizionali.

Andiamo a letto per rinfrancare le energie ed il giorno dopo, di buon mattino, ci viene proposto di andare a vedere il villaggio delle donne giraffa e il parco degli elefanti.
Saremo sinceri, sin dall’inizio della progettazione di questo viaggio in Thailandia eravamo a conoscenza di questa possibilità di tale attività e siamo sempre stati indecisi se partecipare o meno a questa iniziativa.

Noi con un elefante
Noi con un elefante

Soprattutto, ciò che ci crucciava era capire se “ partecipare” a questo tipo di attività avrebbe in qualche modo significato finanziare,  e quindi favorire, lo sfruttamento sia delle donne giraffa che degli elefanti. Cercando in giro sul web prima di partire avevamo trovato molti risultati in cui parlavano di maltrattamenti indicibili su questi animali.

Altri articoli ci mettevano in guardia invece sui villaggi delle “donne giraffa”, spesso concepiti alla stregua di uno zoo umano dove queste tribù caratteristiche erano messe in mostra quasi come “animali da palcoscenico”.

Abbiamo rimandato la decisione fino all’ultimo, confrontando tra loro le varie strade.
Una volta arrivati lì, però, ci siamo voluti informare di persona.

La nostra guida, comprensivo dei nostri dubbi, ha voluto chiarire fin da subito che lui non vuole convincerci a partecipare o no a queste attività, in quanto, scherzosamente, il nostro aderire o meno alle attività non avrebbe cambiato il suo stipendio da parte della compagnia.
Ilarità a parte, ci ha allora parlato dei due posti da visitare nella maniera più oggettiva possibile.

Campo degli elefanti

In Thailandia, un tempo gli elefanti erano largamente utilizzati come forza lavoro per il trasporto dei grandi alberi di Teak , quando ancora le foreste erano fitte e gli alberi numerosi.

Naturalmente, gli elefanti non erano semplicemente bestie da lavoro: diventavano veri e propri membri della famiglia, rispettati ed accuditi come tali, data l’importanza che avevano per il bilancio familiare.
Vista l’immensa richiesta del pregiato legno e il fatto che un albero ci mette una ventina di anni ad essere pronto, la Thailandia ha preferito limitarne al massimo l’esportazione.

Un elefante giocoso
Un elefante giocoso

A questo punto succede che i contadini, che prima guadagnavano abbastanza da poter vivere e sfamare i preziosi animali, si ritrovano senza entrate e con diversi bestioni di almeno 4 tonnellate l’uno da dover nutrire. Qualcuno tentò, senza mezzi termini, di abbandonarli nelle foreste, ma gli elefanti, dotati di proverbiale memoria, riuscivano sempre a trovare la strada.

I contadini allora si trovarono di fronte a un grande dilemma, uccidere gli animali, oppure renderli una attrazione per i turisti.

Molti scelsero la seconda opzione e crebbero diverse comunità specializzate nella discutibile arte dell’addestramento degli elefanti con lo scopo di divertire il pubblico, e guadagnare di che vivere, oppure ricreare dei parchi dove è possibile “coccolare” gli elefanti, fare loro il bagno e accudirli.

Villaggio delle donne Giraffa

Il confine tra Thailandia e Myanmar “ospita” anche numerose etnie sfuggite da altre nazioni durante guerre e carestie. Disprezzati dai Thai delle terre basse si sono rifugiati nelle montagne e vivono di artigianato.
Tra queste tribù vi è anche quella delle cosiddette “Donne Giraffa”, famose per indossare numerosi anelli di ottone al collo, partendo dall’età di cinque anni e aggiungendone una ogni anno.

Una delle "donne giraffa" intenta a piegare le stoffe
Una delle “donne giraffa” intenta a piegare le stoffe

Tutti questi anelli comprimono le scapole abbassandole e dando l’illusione di allungare il collo. Non abbiamo ben capito cosa abbia scatenato questo comportamento, alcuni dicono che nella loro cultura un collo lungo sia un segno di bellezza, altri invece parlano del fatto che proteggesse da morso delle tigri, abbagliate dal riflesso degli anelli.

Sta di fatto che queste tribù vivono isolate ed i loro unici guadagni sono dati dal loro artigianato di monili e stoffe, il turismo di coloro che visitano il posto spinti dalla curiosità di vedere i lunghi colli e lo stipendio degli uomini della tribù che lavorano nel campo di elefanti lì vicino.

L'arte della tessitura
L’arte della tessitura


Dopo questa spiegazione, totalmente diversa da ciò che avevamo sentito in giro, ci siamo convinti a voler vedere queste realtà con i nostri occhi, ed abbiamo anche fatto qualche acquisto.
Abbiamo fatto bene?
Abbiamo fatto male?
Di sicuro abbiamo fatto ciò che ci sentivamo di fare in quel momento sperando, nel nostro piccolo di aver aiutato queste famiglie nel quotidiano.

Vi invitiamo ad effettuare le vostre scelte con consapevolezza, informandovi sulle varie attività a tutto tondo, accettando o rifiutando gentilmente attrazioni, eventi, iniziative o attività che non vi sono congeniali, ed astenendovi da comportamenti che possano in qualche modo foraggiare un turismo non etico.

Nella nostra esperienza in Thailandia non abbiamo visto né abusi sugli elefanti, né situazioni sgradevoli. Siate attenti e scrupolosi nella scelta delle vostre attività in vacanza.


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Pubblicato da soffiodizefiro

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